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Helena Blavatsky
Personaggi

Helena Petrovna Blavatsky

Helena Blavatsky

Non vi è religione più alta della Verità

A oltre cent’anni della sua morte, avvenuta a Londra nel maggio del 1891, Madame Blavatsky fondatrice della Società Teosofica, personaggio affascinante e inquietante al tempo stesso, continua a suscitare interesse e polemiche. La sua vita assomiglia al più straordinario romanzo che si possa immaginare.

Helena Petrovna Hahn, futura Madame Blavatsky, nacque nel 1831 a Ekaterinoslav nell’odierna Ucraina secondo il calendario ortodosso allora in uso, nella notte fra il 30 e il 31 luglio. Per le tradizioni popolari locali chi nasce in quella notte è destinato ad essere un personaggio speciale, chiamato a grandi cose pur vivendo una vita difficile e piena di vicissitudini. La sua famiglia era di origine tedesca imparentata con la più alta nobiltà zarista e da tempo si erano trasferiti in Russia. Helena perse molto presto la madre e insieme alla sorella Vera andarono a vivere dai nonni a Saratov, in un castello circondato da boschi. Qui rivelò appieno il suo carattere non facile: spesso ammalata, ribelle, estremamente autonoma, collerica ed eccitabile, nemica di ogni forma di imposizione, era però profondamente buona d’animo e incapace di risentimenti duraturi. Coraggiosa e intraprendente, amante della natura e degli animali, esercitava su tutti amici e nemici un certo fascino. Non era bella, ma aveva due straordinari occhi grigio-azzurri che conservarono il loro sguardo ipnotico sino alla fine. Helena era una bambina diversa dalle altre: era sonnambula e di notte veniva trovata mentre camminava a occhi chiusi per casa, intenta a chiacchierare con personaggi che soltanto lei vedeva e sentiva. Fin da piccola dimostrò di possedere una sorta di veggenza naturale, unita a doti psicocinetiche che col tempo imparò a dirigere e a controllare consapevolmente.

A diciassette anni Helena Hahn sposò il generale Blavatsky, che ne aveva settanta: lo fece per ripicca, per far dispetto a una governante che le aveva predetto che col suo brutto carattere neppure l’anziano generale avrebbe voluto sposarla. Immediatamente si pentì del passo compiuto – rifiutò sempre ogni intimità con il marito ed eludendo la sorveglianza dei cosacchi del generale dopo poche settimane dal matrimonio, fuggì a cavallo e tornò a casa dei suoi nonni. Iniziò quasi subito una serie di viaggi, (per circa dieci anni) in ogni continente alla ricerca dei segreti di antiche civiltà e dei resti di culture arcaiche. In questi viaggi incontrò quei ”Maestri di Saggezza” che con il loro insegnamento occulto dovevano segnare la sua vita. Il primo autentico Maestro lo incontrò a Londra, lei lo chiamava Mahatma ( cioè “grande anima”) Morya e fu da lei subito riconosciuto come colui che le era apparso fin da bambina nelle sue visioni. Fu lui a trasmetterle gli insegnamenti esoterici da cui sorse poi il Movimento Teosofico.

Nel 1858 tornò in Russia, dove rimase cinque anni, qui nell’ambito familiare e degli amici, diede dimostrazioni incontestabili dei poteri paranormali che possedeva e che nei precedenti anni di viaggio, a contatto con lama buddhisti e sciamani di varie culture, si erano sviluppati e potevano essere da lei controllati a volontà. Produceva apporti di oggetti di vario genere, lettere con risposte a domande solo pensate anche in lingue a lei sconosciute, non di rado in sua presenza si sentivano suoni e musica che scaturivano anche in assenza di strumenti.

Tutto ciò è documentato da cronache familiari scritte dalla sorella e dai parenti unicamente a scopo di ricordo, e quindi non sospettabili di interpolazione. Del resto Helena Petrovna dovette convivere con le resistenze più forti proprio della famiglia: basti dire che, per sottrarsi al sospetto di frodi, si sottoponeva di buon grado anche alla richiesta di produrre i suoi fenomeni sdraiata su un divano, con le mani e piedi legati.

Madame Blavatsky non credette mai agli spiriti o ai fenomeni medianici, per così dire, ma dimostrò come questi fossero prodotti della mente umana e come i Maestri non fossero spiriti o anime di defunti, bensì entità spirituali, uomini viventi di grande evoluzione che operavano per il progresso dell’umanità. Affermazioni che per la sua epoca erano quasi rivoluzionarie.

Helena durante i suoi viaggi visitò spesso l’Italia, fu assidua frequentatrice dei circoli repubblicani di Giuseppe Mazzini di cui peraltro influenzò profondamente il pensiero spirituale, legato anche alla reincarnazione. Molti anni dopo ritornò in Italia a combattere nella battaglia di Mentana a fianco del generale Giuseppe Garibaldi (anch’egli profondamente affascinato da HPB e dalle sue dottrine spirituali), contro le truppe pontificie e lì fu ferita. Da allora, fu solita indossare una camicia rossa “alla garibaldina”.

Tra il 1867 e il 1870 fu di nuovo in Oriente, e questi furono gli anni decisivi per la sua formazione: soggiornò infatti per un certo tempo in Tibet, dove ricevette – a quanto pare – un’iniziazione occulta sistematica e completa. Dopo un altro breve soggiorno in famiglia, nel 1873 la troviamo a Parigi, ospite di un cugino, da qui sollecitata da un suggerimento dei suoi Maestri, partì improvvisamente per gli Stati Uniti e si stabilì a New York per compiere un’opera che solo lei poteva eseguire.

E’ opportuno a questo punto dire qualcosa di più di questi Maestri, che ebbero un ruolo fondamentale nella fondazione della Società Teosofica. A quanto Helena Blavatsky stessa ebbe a dire nel suo libro “La chiave della Teosofia”, Essi sono Esseri superiori che hanno compiuto la loro evoluzione completa, conseguendo ciò che gli orientali chiamano “liberazione”. Essi sono uniti in una fratellanza che guida e promuove l’ evoluzione del genere umano e si incarnano volontariamente a questo scopo. A certe persone – tra cui Madame Blavatsky – sarebbe concesso di collaborare con loro a beneficio dell’umanità. Le persone scelte dai Maestri per cooperare a quest’opera di illuminazione dell’umanità non si muovono in maniera passiva: al contrario conservano tutta la loro libertà, e questo spiega anche gli errori che commettono. In altre parole, gli ordini che ricevono dai Maestri sarebbero solo generici, più simili a consigli che a precise direttive, e la loro realizzazione dipenderà interamente dal singolo discepolo. L’unica vera autorità di tali ordini agli occhi del discepoli, consiste in questo: se non saranno eseguiti da lui, forse non saranno eseguiti da nessun altro.

A New York l’attendeva un incontro provvidenziale, senza il quale, forse, la Società Teosofica non sarebbe mai stata fondata: quello con il colonnello Henry Steel Olcott (nato 1832) un ingegnere agronomo che si occupava di problemi agricoli. Divenuto militare durante la guerra di secessione, aveva ricoperto incarichi di fiducia, era inoltre procuratore legale, giornalista e per diletto si occupava di massoneria e spiritismo. L’amicizia tra i due durò per tutta la vita. Olcott era uomo di grande energia, doti organizzative, intelligenza e disponibilità, era la persona ideale per cooperare con lei in un incarico così particolare. Gradualmente intorno ai due futuri fondatori si venne formando un gruppo di persone che si interessavano di occultismo: scrittori, giornalisti, medici, uomini di legge, ecclesiastici di larghe vedute.

Nel 1875 si fondò la Società Teosofica con un progetto molto semplice e chiaro che ancora oggi è adottato dalla stessa in tutto il mondo. Teosofia è un termine molto antico che significa “Saggezza Divina”, essa è quell’insieme di verità che formano la base di tutte le religioni, e che non possono essere arrogate come proprietà esclusiva di nessuna. Il motto della Società Teosofica è: “Non vi è religione più alta della Verità”. I teosofi studiano queste verità e cercano di viverle. Chiunque sia volenteroso di studiarle, di praticare la tolleranza e lavorare con perseveranza, è ben accetto come socio: da lui dipende divenire un vero teosofo. A grandi linee gli scopi della Teosofia sono:

  1. Formare un nucleo della Fratellanza Universale dell’umanità, senza distinzione di razza, credo, sesso, casta o colore.
  2. Incoraggiare lo studio comparato delle religioni, delle filosofie e delle scienze.
  3. Investigare le leggi inesplicate della Natura e i poteri latenti dell’uomo.

Della neonata Società Teosofica il colonnello Olcott fu nominato presidente e Madame Blavatsky segretaria corrispondente. Nei due anni successivi MB si dedicò alla stesura di “Iside svelata” la cui prima edizione andò esaurita in dieci giorni. Quest’opera al pari de “La Dottrina Segreta” successiva di alcuni anni, fu scritta in maniera alquanto insolita. Dal diario del colonnello Olcott si legge che Madame Blavatsky sembrava copiare da un manoscritto visibile soltanto a lei. Le citazioni furono controllate e trovate scrupolosamente esatte e non di rado provenivano da brani tratti da volumi rari, esistenti soltanto per esempio alla biblioteca Vaticana a Roma, o al British Museum a Londra.

C’è da riconoscere come l’opera “Iside Svelata” nonostante le lacune che presenta ha portato all’attenzione generale, la grande tradizione culturale dell’oriente, l’interesse per le religioni comparate, il recupero delle tradizioni esoteriche, l’interpretazione dei miti, la rivelazione di altri livelli di realtà oltre a quelli visibili e noti: offriva all’uomo la possibilità di conoscenze superiori e iniziatiche, e fu un potente mezzo di diffusione delle dottrine teosofiche.

Nel 1878 Madame Blavatsky e il Colonnello Olcott si stabilirono in India la culla delle filosofie e delle religioni antiche, ad Adyar presso Madras stabilirono la sede della Società Teosofica dove si trova tutt’ora. Per cinque anni svolsero un lavoro intenso e di grande successo mentre tenevano regolari rapporti con le sedi americane ed europee che si andavano espandendo. I problemi ebbero inizio nel 1884 con l’arrivo dei coniugi Coulomb assunti presso la ST come cameriera e giardiniere. Essi erano vecchie conoscenze di Madame Blavatsky in dissesto finanziario che le chiesero aiuto, purtroppo erano cristiani bigotti e legarono molto con i missionari inglesi, che per motivi dottrinari non vedevano di buon occhio la ST e quanto diffondeva. Quando i due fondatori nel 1884 partirono per l’Europa per qualche mese, i Coulomb furono scoperti a tramare qualcosa nelle stanze di MB e vennero espulsi dalla ST. La coppia si vendicò creando testimonianze e falsi scritti di frode attribuiti a Madame Blavatsky che sommersa dalle critiche e dalle dimissioni di numerosi soci, si dimise a sua volta dalla Società Teosofica lasciando l’India per non farvi più ritorno. (Circa cento anni dopo nel 1986 è stata riconosciuta la sua estraneità alle false accuse create contro di lei, togliendo definitivamente ogni dubbio).

Madame Blavatsky si stabilì prima in Germania e poi a Londra dove riacquistò nuove forze e visse i suoi ultimi anni svolgendo un’intensa attività. Portò a termine “La Dottrina Segreta” in cui affronta temi filosofici, religiosi, storici, antropologici, psicologici e scientifici spaziando con grande libertà da un campo all’altro. Questo libro offre un quadro amplissimo dell’evoluzione cosmica, delle origini del nostro pianeta, dello sviluppo delle diverse razze umane, delle antiche religioni e dottrine che sono alla base del pensiero moderno, giungendo a una visione unitaria della vita e al concetto di una Mente o Coscienza, che pervade l’intero Creato e di cui l’uomo fa parte. Al contempo scrisse un libro più utile per chi si avvicina per la prima volta alla Teosofia, “La chiave della Teosofia”, che si compone di domande e risposte su tutti i temi che il neofita può porsi. In quegli ultimi anni MB creò la rivista “Lucifer”, fondò la “Blavatsky lodge” nella quale erano ammessi i teosofi a lei più vicini, fu in quel periodo che avvenne l’incontro tra i teosofi e Gandhi allora ventenne, studente di legge nella capitale inglese.

Gandhi scrisse in seguito nella sua autobiografia, che “La chiave della Teosofia” gli fece venire voglia di leggere altri libri sull’Induismo, togliendosi dalla testa l’idea diffusa dai missionari che l’Induismo fosse zeppo di superstizioni.

Helena Petrovna Blavatsky morì non ancora sessantenne l’8 maggio 1891 circondata dai suoi amici più devoti.

Sintetizzando la sua opera e della Società Teosofica da lei fondata, vengono alla luce non pochi meriti e motivi di apprezzamento. Se oggi il mondo occidentale conosce la grande tradizione filosofico – religiosa induista e buddhista il merito è in gran parte da attribuirsi all’opera di HPB e dei teosofi. Tale tradizione era caduta nell’oblio persino nella stessa India e l’averla recuperata non fu piccola cosa. Non vanno dimenticati i concetti teosofici di fratellanza universale e di superamento di tutte le barriere sociali, razziali e religiose che hanno certamente contribuito al risveglio dell’India e alla sua indipendenza. L’impegno sociale della ST fu significativo oltre che filosofico e culturale. Madame Blavatsky ha sempre attribuito alle potenzialità psichiche dell’uomo la maggior parte dei fenomeni che invece ai suoi tempi venivano interpretati come produzioni spiritiche. Quanto al suo convincimento di aver incontrato Maestri dai quali avrebbe appreso tutto ciò che aveva poi divulgato attraverso il Movimento Teosofico, consistente soprattutto nel promuovere l’evoluzione spirituale dell’umanità, perché escludere che ciò possa essere vero? Non abbiamo avuto Maestri come Yogananda e Maharishi… oggi grazie all’informazione e ai media, queste notizie sono a disposizione di tutti; nell’ottocento però le cose erano ben diverse e nessuno in Europa e negli Stati Uniti era al corrente dell’esistenza di personaggi di questo livello.

La sua fu una grande impresa in un’epoca non certo pronta a ricevere quel genere di insegnamenti. Se oggi si parla liberamente di ricerca psichica e potenzialità interiori, se si compiono ricerche in questo campo, se esoterismo, spiritualità orientale e parapsicologia sono concetti entrati ormai a far parte delle coscienze contribuendo senz’altro a produrre una dilatazione di orizzonti, il merito va attribuito anche a Madame Blavatsky che precorse i tempi e aprì una strada che poi è stata seguita da tanti. Essa sostenne sempre che la Teosofia è “conoscenza” non fede, e che l’ideale morale più elevato da coltivare è il superamento dell’egoismo e il lavoro incessante per gli altri. “Bisogna vivere diceva, facendo si che il Sé divino che alberga in ognuno di noi, guidi ogni pensiero e ogni azione, in ogni momento dell’esistenza”.

Ovviamente ciò non è facile e lei stessa non era esente da difetti umani, ma l’importante è fare il possibile per migliorare il proprio modo di agire ispirandosi a quell’alto ideale. L’anima umana, insegna la Teosofia, proviene dall’Anima Universale alla quale tornerà dopo la morte. La Teosofia traccia un cammino infinito per l’anima che opera il proprio perfezionamento; e in questo cammino è aiutata dai Maestri, il cui compito è imprimere una spinta evolutiva all’umanità.

Della Società Teosofica fecero parte numerose personalità di primissimo piano: tra gli italiani la pedagogista Maria Montessori e lo psichiatra Roberto Assagioli, Jiddu Krishnamurti, Rudolf Steiner di cui leggerete le biografie nei prossimi blog.

Bibliografia:

  • Paola Giovetti  – “I grandi iniziati del nostro tempo”, Ed. Mediterranee
  • Alcune delle opere più conosciute di HP Blavatsky: “Iside svelata”, “La Dottrina segreta”, “La Voce del Silenzio”, “Le Stanze di Dyzan”, “La chiave della Teosofia”

*Immagini da Google search

La Bussola Interiore
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