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il nocciolo
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Il magico Nocciòlo

il nocciolo

Nel mese di settembre, nel segno della Vergine, domicilio di Mercurio, il mondo vegetale comincia a mutare il suo manto verde e a ritornare nel sottosuolo da cui era emerso a primavera con l’Ariete, è la fine del grande ciclo riproduttivo.

La Vergine è un segno di terra, non quella fertile del Toro ma quella che ha donato tutti i suoi elementi nutritivi per il raccolto di numerosi frutti, è la Madre che ha nutriti i suoi figli. L’afa estiva e la luce cominciano ad entrare in una parabola discendente e tutta la natura è in attesa di qualcosa che deve arrivare.

Il Mercurio, governatore della Vergine è qui il dio della grande concretezza ed operosità, che presiede alla conservazione del seme, essenziale per la preservazione della specie. Il seme è un grande dono che la natura fa all’uomo e agli animali, un dono ricco di mistero. Strato dopo strato il seme matura all’interno del frutto, che sia un seme piccolo o grande si riveste di una scorza diversificata a seconda della specie vegetale e assume forme differenti. Il seme è un’opera che è stata portata a termine con successo da Madre Natura, un espediente geniale per assicurare la continuità del mondo vegetale. Nel seme la pianta concentra la luce ed il calore di tutta una stagione, esso ha la capacità di germogliare, crescere, maturare, rilasciando poco alla volta l’energia e la solarità dell’estate. Così sopravvive all’inverno. Il seme sogna ben protetto nell’oscurità, e al contempo custodisce l’immagine esatta di ciò che avverrà in primavera.
In natura sono diverse le erbe mercuriali la cui caratteristica è di eliminare le tossine tramite il sudore, secondo la caratteristica del dio che lega due stati diversi tra loro: il corpo e l’ambiente esterno. Le erbe di mercurio in generale sono benefiche per le attività intestinali e stimolanti per le facoltà mentali: la menta tanto cara agli alchimisti, aiuta nelle percezioni extrasensoriali, la melissa e la liquirizia hanno un’azione stimolante e altre come l’angelica, il finocchio selvatico, l’aneto, l’anice, il coriandolo e tutte le ombrellifere hanno un legame particolare con l’elemento aria, che non solo le avvolge grazie alle foglie frastagliate, ma si insinua nei loro corpi grazie agli innumerevoli canali di cui queste piante sono ricche. Tra gli alberi quello che tradizionalmente ha la segnatura di Mercurio è il Nocciòlo con una funzione importante sul nostro apparato intestinale.

fiore maschile di nocciolo
Fiore maschile di nocciòlo

Il Nocciòlo è un albero molto comune nei boschi di latifoglie, che può vivere sino ai quarant’anni. Originario dell’Asia minore è maggiormente coltivato e diffuso in Turchia, in Spagna e in Italia sino ai milletrecento metri di altitudine, esso predilige il terreno collinare calcareo. La specie maggiormente diffusa in Italia è sicuramente Corylus avellana . Il nome Corylus deriva dal greco korys che significa elmo prendendo spunto dall’involucro resistente che ricopre i frutti. L’epiteto avellana, invece, è riferito alla città di Avella nella provincia di Avellino che, fin dall’antichità, era nota per la coltivazione di noccioli.

Il suo impiego medicinale risale a Dioscoride nel primo secolo d.C. si diffuse con Sant’Ildegarda nel medioevo ed infine è decantato ad opera del medico italiano Pier Andrea Mattioli nel sedicesimo secolo.

Il Nocciòlo ha un portamento a cespuglio con numerosi rami che originano da un ceppo unico, la fioritura è precoce poiché già a metà inverno, quando ancora l’albero è senza foglie, si formano gli amenti, i fiori maschili, grappoli di colore giallognolo, che producono milioni di minutissimi granellini di polline per ogni amento. Sulla stessa pianta si producono anche i fiori femminili che sono meno numerosi e hanno l’aspetto di piccole gemme con stimmi di colore rosso-fucsia. La fecondazione del Nocciòlo avviene attraverso il vento.

I frutti marroncini si chiamano acheni, raggruppati a due o tre, contengono il seme dolce, oleoso e molto nutriente che va sgusciato, tostato e ripulito prima di essere gustato tal quale o nelle numerose preparazioni ormai conosciute in tutto il mondo: pasticceria fresca o secca, gelati, torroni, liquori e soprattutto cioccolatini.

Una trovata geniale

La leggenda narra che il gianduiotto torinese sia nato come conseguenza del blocco continentale del 1806 imposto da Napoleone. Infatti, il cacao in quel periodo era difficilmente reperibile, oltre a essere particolarmente caro.

Si dice quindi che, in Piemonte, molti chocolatier, avessero iniziato a produrre cioccolato sostituendo parte dell’impasto con le nocciòle, prodotto tipico e abbondante nelle colline della regione. In seguito Michele Prochet e Caffarel fondarono una società che fece la sua fortuna proprio grazie al gianduiotto, un impasto di nocciòle e cacao ormai famoso in tutto il mondo.

disegno nocciolo

Le proprietà nutrizionali del frutto del Nocciòlo sono notevoli, le sostanze più importanti sono gli acidi grassi, le albumine, i sali minerali, la vitamina C, E e B. Le nocciòle contengono inoltre potassio, fosforo, zolfo, calcio, magnesio, cloro, manganese, rame, selenio e zinco, sono un toccasana per il nostro corpo, sono molto nutrienti, lievemente ipertensive, combattono la stanchezza, i crampi muscolari, i dolori articolari e remineralizzano l’organismo durante periodi di stress e nella convalescenza. Le loro proprietà terapeutiche fanno riferimento al transito intestinale, esse favoriscono la digestione, l’eliminazione delle tossine e il riequilibrio della flora batterica.

Assumendo nocciòle, sia come frutto che usando la sua farina per le torte, il suo olio, il suo latte o sotto forma di crema naturale con cacao e zuccheri naturali, funzionano meglio il cuore, i vasi sanguigni e le nostre ossa sono protette. Anche il legno di nocciolo ha un suo importante utilizzo come carbone per la preparazione della polvere pirica e per realizzare carboncini da disegno. In molte parti del mondo i peggiori nemici del Nocciòlo sono gli scoiattoli che riescono a mangiare anche l’intera produzione prima della maturazione.

scoiattolo

SE IL Nocciòlo PARLASSE…

Sapete, sono noto da tempi antichissimi, fui il primo albero a sfamare gli uomini dopo l’ultima glaciazione nel neolitico. Attraverso pollini fossili, gli scienziati hanno scoperto tracce della mia pianta che risalgono al quaternario, due milioni di anni fa. I reperti più antichi però riguardano ritrovamenti in Cina ai confini con la Corea (1970), dove furono rinvenute nocciòle fossili risalenti a centocinquanta milioni di anni fa. Ancora in Cina fu scoperto del mio polline fra i denti di un dinosauro vissuto dieci milioni di anni fa.

Sono l’albero della saggezza interiore, dell’ispirazione e della conoscenza di tutte le arti e delle scienze segrete. Il mio dio è Mercurio ed io mi fregio dell’onore di avergli offerto il legno della mia pianta per il suo caduceo che in seguito divenne il simbolo dei farmacisti con il bastone e i due serpenti attorcigliati, simboli di equilibrio e armonia che bisognava ritrovare con i rimedi erboristici da loro preparati.

In Irlanda la mia pianta era associata all’arte medica, ero così importante per la mia simbologia e la mia sacralità che entrai a far parte della storia di questo paese in numerosi racconti mitologici. Secondo il calendario celtico, il cinque agosto, ricorre la festa del mio albero che si protrae per tutto il mese, si dice che chi nasce sotto il mio segno è un individuo molto intelligente e portato per gli studi.

Il mio nome in celtico è Coll, ho fama di fare frutti che aiutano a sviluppare l’eloquenza; oratori, nobili, ambasciatori se ne sono nutriti ed il mio legno è servito per la costruzione di pulpiti ed altari di chiese, in quanto la mia energia contribuiva a sviluppare il parlare fluido, la saggezza, la premonizione, doti indispensabili per un rappresentante religioso.

Secondo i celti, il mio albero è legato alla poesia ed alla divinazione, al numero nove, al tre per tre, indice di completamento e perfezione, nove sono gli anni che mi servono per fruttificare e nove erano le muse con cui avevo un collegamento per l’ispirazione di tutte le arti. Sono il nono mese del calendario arboreo celtico e secondo la mitologia norrena, nove sono i fusti della mia pianta che si trovavano presso la leggendaria fonte della conoscenza.

Ero sacro ai druidi che incidevano le ogam, lettere magiche usate per la divinazione, su tavolette realizzate con il mio legno. Essi mi tenevano in grande considerazione perché miglioravo la concentrazione, aiutavo i bardi nel cantare le loro storie mentre i sacerdoti con i miei frutti si elevavano pronunciando le loro preghiere. Il bastone del mio legno serviva ai druidi per comunicare con le forze della natura, per far piovere o calmare i temporali troppo violenti.

Un tempo ero considerato magico, poiché con i piccoli rami della mia pianta venivano fabbricate delle bacchette che si riteneva avessero il potere di condurre in un luogo preciso, sia per trovare un tesoro oppure per trovare una sorgente d’acqua. Infatti ho un legame con l’acqua sotterranea, un mio ramo reagisce alla presenza di questo elemento piegandosi verso terra come un ago calamitato e conduce il rabdomante alla scoperta di importanti fonti d’acqua nascoste.

Vi racconto una storia fantastica: in un tempo lontano esisteva un pozzo magico in Irlanda, la fonte era circondata da nove mie piante, nell’acqua vivevano cinque magici salmoni della conoscenza che ogni giorno mangiavano nove nocciole ciascuno acquisendo così la Saggezza. I salmoni liberi di nuotare, un giorno lasciarono il pozzo per migrare nei fiumi del mondo, tutti collegati fra loro mediante le sorgenti sotterranee. Un druido dopo anni di tentativi pescò uno di questi salmoni ed incaricò un giovane di cucinarlo con il divieto più assoluto di assaggiarlo, ma ahimè il ragazzo si scottò un dito e per alleviare il dolore se lo portò alla bocca succhiando un po’ di grasso del pesce. Immediatamente diventò saggio ed ispirato diventando Fianna il grande eroe, capo e guerriero degli immortali.

La beata Giuliana di Norwich detta la beata con la nocciòla, sostenne di aver compreso Dio guardando un mio frutto nel palmo della mano. Inoltre il mio albero è molto caro al piccolo popolo, è tradizione celtica che per vedere gli elfi e le fate bisogna ungersi le palpebre con l’olio ricavato dalle mie gemme. Sono stato ritratto da numerosi pittori, ho ispirato scrittori come Shakespeare nel “Romeo e Giulietta, Pavese, Boccaccio, poeti come D’Annunzio e Yeats, autori di fiabe come i fratelli Grimm. Quest’ultimi scrissero di me nella versione originale della fiaba di Cenerentola con una scena che si svolge sotto un nocciòlo nato da un rametto che il padre aveva portato in dono alla figlia e che lei considerava la reincarnazione di sua madre.

Cosa voglio comunicare al mondo

Così come per assaporare la nocciòla dobbiamo rompere il guscio, altrettanto ognuno di noi deve andare oltre il suo involucro materiale per accedere al nòcciolo che è la nostra anima. Sono il Magico Nocciòlo e insegno a sognare, a ritornare bambini per vedere la realtà con altri occhi, quella che rende liberi!

Bibliografia:

  • “Florario” di Alfredo Cattabiani
  • “Il serto di Iside” di Angelo Angelini
  • “Erboristeria planetaria” di Ferdinando Alaimo
  • Immagini Google Search

Tutti i servizi sono offerti per scopi evolutivi e sono rivolti al benessere e al riequilibrio energetico dell’individuo, essi non sostituiscono in alcun modo le diagnosi, i suggerimenti, i trattamenti della medicina ufficiale e della psicoterapia. Coloro che ricercano assistenza medica o psicologica sono invitati a consultare i professionisti del settore.

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